Ricordando Papa Francesco

Insegnamenti preziosi per preti e seminaristi

A poche ore dalla scomparsa di papa Francesco, abbiamo chiesto al Rettore del Seminario di ricordare i tanti incontri avuti con lui, in diverse occasioni.
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Le parole del Pontefice, sempre schiette e familiari, sintetizzano il suo pensiero sul sacerdozio, sulla Chiesa
e sulla società. Ben impresse nel cuore di seminaristi e preti che le hanno ascoltate di persona, queste parole, oggi ancora di più, rappresentano una preziosa bussola nel ministero.

Si potrebbe dire che papa Francesco abbia avuto un occhio di riguardo per i seminaristi, i diaconi e i preti ambrosiani. Infatti, non è mancata mai la sua disponibilità ad accogliere classi di presbiteri e di diaconi transeunti. In questi anni, oltretutto, abbiamo avuto la grazia di essere da lui ricevuti come Seminari lombardi nell’ottobre del 2018 in occasione della canonizzazione di Paolo VI e, nel giugno 2022, come comunità educante del Seminario milanese, in occasione del 150° de La Scuola Cattolica.
Gli incontri con papa Francesco sono sempre stati familiari e significativi. In essi il Santo Padre ha preferito la via del dialogo diretto e schietto; ha esortato i presenti a porre anche domande scomode e si è mostrato libero nel parlare “papale papale”. Il nostro affetto e la nostra stima per papa Francesco sono potuti crescere, al di là dei giudizi variegati su di lui, grazie a questi memorabili incontri. Per altro, per quanto ne so, la stima è stata da lui ricambiata, come se egli avesse la percezione che il nostro clero si
caratterizza per quella intelligente dedizione che egli ricercava nei preti.

PRIORITÀ ALLA PREGHIERA
Che figura di presbitero, più specificamente, ha inteso proporci papa Francesco nei molteplici dialoghi avuti con lui? Non è mai mancato il richiamo alla priorità della preghiera. «Meglio addormentarsi davanti al tabernacolo che davanti al computer», ha più volte affermato. La preghiera, nelle parole del Santo Padre, non era mai intesa come esercizio devozionalistico, ma come esercizio spirituale di discepolato. Nella preghiera, in particolare nella lectio divina, si può fare memoria della vicinanza amorevole di Dio e, allo stesso tempo, si può fare memoria, contro la tentazione della vanità, del nostro essere stati «schiavi in Egitto».
Nelle parole di papa Francesco era costante il richiamo all’umiltà e all’importanza di riferirsi, da preti, a qualche figura saggia, per essere accompagnati nel percorso spirituale. Allo stesso tempo egli ci ha ricordato più volte come nella vita non possono mancare i tempi di crisi, ma che proprio questi passaggi possono diventare fecondi, se fatti oggetto di discernimento spirituale. Papa Francesco ci ha anche rammentato che, all’opposto di un autentico cammino discepolare, vi è quella rigidità che è sintomo di qualcosa di non risolto.

NO AL CLERICALISMO
Costante era il rimando alla decisiva relazione con il Vescovo e il presbiterio diocesani e alla necessità, in questi rapporti, di avere una giusta schiettezza e di evitare il chiacchiericcio divisivo. Insistito era anche il richiamo al gusto di essere a servizio del popolo di Dio e di «camminare » in mezzo alla gente.
Consapevole delle difficoltà strutturali della Chiesa in occidente, non ha mai smesso di richiamarci a rinvenire le strade giuste per vivere un ministero ricco di relazioni significative. A tal riguardo non è mai mancata, nei vari incontri, l’esortazione alla vigilanza a proposito di alcune forme di compensazione legate all’ambito affettivo-sessuale, alla gestione economica dei beni o al carrierismo; somma di queste compensazioni sarebbe il clericalismo che induce a rinchiudersi nel ruolo, assolutizzando il potere con tutti i rischi connessi.

LA MISERICORDIA
Altra sua costante sottolineatura era quella di far prevalere, nell’annuncio omiletico- catechetico e nell’atteggiamento pastorale (specialmente in confessionale e nell’accompagnamento delle persone), una postura di misericordia, lasciando così trasparire il vero volto di Dio rivelatoci dal Signore Gesù; tale accoglienza deve essere rivolta «a tutti», oltre il rischio di porre inutili steccati.
In qualche occasione si è soffermato sulla sinodalità quale via da percorrere nell’esercizio dell’autorità. A questo riguardo sono ritornati, nelle sue parole, il richiamo alla necessità di saper condurre un discernimento comunitario in questo tempo di chiaroscuri e l’invito a prendersi cura della formazione dei laici, in vista della loro missione preziosa nella Chiesa e nel mondo. Non è mancata l’esortazione ad essere creativi in questo «cambiamento d’epoca», facendo dialogare la tradizione della Chiesa con il mondo contemporaneo.

LO SGUARDO BENEVOLO
A proposito dell’inserimento della Chiesa nell’ambito sociale, papa Francesco ci ha sospinti, in più occasioni, a essere ministri che educano le comunità e i fedeli loro affidati a essere strumenti di dialogo in ambienti caratterizzati dal pluralismo e a essere solleciti verso le diverse situazioni di marginalità, senza dimenticarsi del fatto che, a loro volta, «i poveri ci evangelizzano». In tutti questi incontri con papa Francesco è sempre stata presente qualche nota di sano umorismo da parte sua e anche il richiamo a non perdere mai quella lieta ironia che è segno di un buon cammino ministeriale.
Come Seminario e clero milanese, abbiamo dunque ragioni evidenti e peculiari per essere grati a papa Francesco che, per altro, non si è affatto risparmiato nella benevolenza verso di noi. Nel 2024, infatti, ha ricevuto i nostri diaconi anche se, in quella settimana, nelle udienze pubbliche, lasciava leggere i discorsi ad altri collaboratori. Quest’anno non ha potuto riceverci, ma ci ha fatto pervenire ugualmente un biglietto autografo di saluto e augurio. Siamo dunque ancor più in dovere di pregare per lui e, allo stesso tempo, speriamo di poter contare ancora sul suo sguardo benevolo dal cielo.

Tratto dal numero 5 (Maggio 2025) di “Fiaccola”